INTERVISTA ALL’AUTRICE DE ‘LA CHIAMATA DI VISNU’

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Michela Rivetti 

La Chiamata di Visnu

 

 

 

 

1. Ciao Michela, grazie per aver scelto di fare questa intervista con me. Inizierei con il chiederti un po’ di te. Come mai hai deciso di “buttarti” in questa prova da scrittrice?

Ciao Soraya e ciao a tutti voi che leggete! Grazie a te per questo spazio. Scrivere ha sempre fatto parte della mia vita. Mio nonno mi ha trasmesso la passione per inventare storie nuove, mentre la mia prozia mi ha “imposto” la diligenza di metterle per iscritto. Virgoletto imposto, perché è un termine che solitamente ha una connotazione negativa ma che per me ha avuto ottimi risultati. Mia madre non dava peso alle mie “fantasticherie” e, anzi, a volte le guardava con sospetto e mi scoraggiava, temendo che mi “scollegassero” dal mondo reale. La mia prozia, invece, è sempre stata entusiasta della mia creatività e la apprezzava parecchio ma la considerava, forse, troppo dispersiva. Lei era professoressa di italiano e quindi mi correggeva la forma e mi insegnava un poco le regole della scrittura.
Questo accadeva fin dai primi anni delle scuole elementari. Da lì non ho più smesso di scrivere e attorno agli 11-12 anni ho scoperto il mondo delle fanfiction che mi ha permesso di esercitarmi, mettermi alla prova.
Il fantasy è sempre stato il mio genere privilegiato, ma dopo le scuole superiori ho scoperto la meraviglia del romanzo storico.
Scrivere è dunque per me un bisogno fisiologico. La mia testa è spesso affollata da personaggi e da trame e non posso fare a meno di metterli per iscritto.
Creare romanzi è un’attività che mi coinvolge moltissimo e che richiede molto del mio tempo e delle mie energie, quindi penso sia naturale voler condividere tutto ciò con altre persone.


2. Com’è nato il tuo libro hai preso spunto da qualcosa?

“La chiamata di Visnu” è un romanzo che trae i suoi elementi sovrannaturali dalla mitologia induista. Ho quindi preso spunto da essa per le creature presenti, ad esempio Asura (demoni), Naga (uomini serpenti), Gandharva (musici e guerrieri celesti), Pishacha (spettri) ed altre ancora.
L’input stesso per la nascita del libro mi è stato dato da un poema epico induista, il Mahabharata. Alla fine della grande guerra di questa epopea, Aswatthaman, macchiatosi di una grave colpa, viene maledetto, costretto a vivere in eterno, vecchio, malato e senza che nessuno fosse mai gentile con lui. La sorte di questo personaggio mi fece una tale tristezza che decisi di dover essere io a scrivere una storia che lo riscattasse e gli permettesse di trovare la pace. Sono stati necessari circa quattro anni di studi universitari e diversi viaggi in India per permettermi di creare la trama giusta e gli altri elementi che mi permettessero di scrivere un buon libro.
Aswatthaman e la sua ricerca della morte sono diventati poi una sottotrama del romanzo, che ho arricchito con moltissimi altri spunti.


3. Ogni scrittore credo che provi qualcosa di diverso durante la scrittura, tu Michela cosa provi?

Nulla …? In realtà non mi sono mai soffermata a pensare a cosa io senta, mentre scrivo. Sono completamente coinvolta dalla narrazione, vivo le emozioni dei miei personaggi e quindi è come se io, in quei momenti, non esistessi, dunque che cosa potrei provare io?Oltre a scrivere, io trascorro molto tempo recitando, in entrambe le attività mi sembra come di svuotarmi e che il mio corpo diventi il ricettacolo per le emozioni e le vite di altri.
Quando scrivo, dunque, mi immedesimo nei miei personaggi, variando i punti di vista e quel che provo sono le soro stesse emozioni.


4. Parlami della tua/o protagonista, sbizzarrisciti.

I miei protagonisti sono due: Irma e Jerolam, affiancati da comprimari, ma loro sono il vero fulcro della storia. Irma è una giovane archeologa, appena laureata, che ha vinto un bando di concorso indetto dall’Università per partecipare ad uno scavo in Tamil, assieme a un paio di professori. Lei è entusiasta non solo perché ha subito l’opportunità di lavorare nel suo settore preferito, ma anche perché è già stata in Tamil molte volte e lì ha degli amici che non vede l’ora di riabbracciare. Quel che ancora non sa è che l’archeologia sarà l’ultima delle sue preoccupazioni in questo viaggio; presto infatti scopre di essere la reincarnazione di una principessa del Mahabharata (il poema epico a cui ho già fatto riferimento) e che assieme ad altri deve aiutare Visnu nel combattere contro un antico Asura.
Questa situazione fa sorgere dubbi e insicurezze nell’animo di Irma; come se tutto ciò non bastasse, i ricordi della vita precedente, risvegliano in lei assopiti sentimenti d’amore verso Jerolam, che da tempo si era proibita. Perché se li era proibita? Semplice, perché Jerolam è un frate. Ha quasi quarant’anni ed è sempre stato un uomo dalla fede incrollabile, un servo di Dio senza ripensamenti, rimpianti od esitazioni. Lui è felice di essere un frate e di compiere il volere di Dio. Ciò, però, non lo rende bigotto o retrogrado, anzi! Ha una mentalità molto aperta e spesso guarda alle altre tradizioni religiose e spirituali, poiché convinto che Dio si trovi ovunque, cono mille maschere differenti e dunque lo si può cercare anche al di fuori del cattolicesimo. Questa visione delle cose un poco lo penalizza all’interno del suo Ordine religioso; in particolare è spesso preso di mira da padre Shardul e la sua saccenza.


5. In che luogo e periodo è ambientata la tua storia?

Si svolge nell’odierno Tamil Nadu. Per certi versi, le descrizioni dei luoghi e delle usanze richiama la letteratura da viaggio. Io stessa sono stata in Tamil numerose volte e quindi ho voluto mostrare una realtà differente dalla nostra ma che, comunque, avevo avuto modo di conoscere bene. Si ritrovano quindi i paesaggi e le contraddizioni dell’India: capanne di fango e paglia accanto a palazzi moderni, la guida spericolata e lo slalom tra le mucche, i colori e gli odori, i suoi spazi senza confini.


6. Cosa rende speciale i tuoi personaggi? Cosa li distingue dagli altri?

I protagonisti e i loro compagni sono le reincarnazioni di principi di un antico poema e questo permette loro di (ri)acquisire rapidamente le loro capacità guerresche, non solo la perizia nelle armi, ma anche la conoscenza di mantra per caricare di potere mistico frecce e lame per scatenare gli elementi o avere altri effetti magici. La caratteristica saliente, tuttavia, credo sia un’altra: loro non sono le reincarnazioni dei protagonisti del poema, bensì degli antagonisti. Di coloro che in passato non erano riusciti a riconoscere Visnu e gli si erano opposti e che ora cercano la possibilità di redenzione. Devono quindi innanzitutto combattere e superare le proprie debolezze interiori, prima di poter affrontare la loro vera missione


7. Da cosa è mosso il tuo protagonista? Es. (Amore, rabbia, vendetta, dolore, ecc..), e qual è il suo obbiettivo?

Sia Irma che Jerolam sono mossi dal voler fare la cosa giusta, voler compiere il volere di Dio. Irma è molto incerta e non si sente all’altezza, ma ciò non la fa scoraggiare; mentre per Jerolam è il suo normale modo di vivere. Sì, descritti così appaiono come i classici personaggi buoni e puri ed effettivamente lo sono, anche se devono combattere per rimanere tali.
È giusto trovare personaggi umani nei libri, con vari difetti, animati da desideri o motivi non sempre limpidi, ma penso che sia bello trovare anche ogni tanto qualcuno di buono e che agisca per bontà.

 

8. Perché hai dato quel nome al tuo protagonista? Qual è il significato che si cela sotto?

Irma era il nome della mia bisnonna, non l’ho mai conosciuta, ma mi piace dare ai miei protagonisti i nomi dei miei antenati, è un po’ come rendere loro omaggio. Jerolam invece l’ho scelto perché San Girolamo è il patrono degli studiosi dell’antichità, dei traduttori e degli archeologi. Un santo intellettuale che mi sta piuttosto simpatico e che ho pensato fosse adatto associare ad un personaggio profondo e colto come Jerolam.

 

9. Piccolo estratto.

I Gandharva si accorsero subito della loro presenza e, nonostante fossero furiosi con gli umani per l’affronto subito, non parvero reagire, in un primo momento, poiché avevano rispetto per gli ambasciatori e avevano capito che i due estranei fossero giunti per parlamentare.
Ai Pishacha non piacque quell’atteggiamento civile e osservante delle regole, per cui ritennero fosse il caso di intervenire: i Gandharva potevano essere un ottimo strumento per la loro vendetta.
Invisibili a tutti e silenziosi, si avvicinarono alle sentinelle e toccarono le loro menti, cercando i pensieri e le emozioni di paura, ira e violenza e farli affiorare nella coscienza degli armati.
I Gandharva così manipolati, furono investiti da un senso di minaccia e cedettero sinceramente che i due uomini in avvicinamento fossero ostili e che fosse necessario ucciderli prima che muovessero un altro passo.
Un primo Gandharva, vinto dalle emozioni risvegliate dai Pishacha, senza riflettere e considerare ciò che fosse razionale o giusto, prese un dardo e lo scoccò dritto verso il petto del frate.
Jerolam aveva appena fatto in tempo a sentire il suono della corda che veniva rilasciata e non avrebbe potuto far nulla per difendersi, poiché la freccia stava già viaggiando a grandissima velocità contro di lui. Tra lo scocco e la penetrazione del bersaglio, passa un attimo.
In quella minuscola frazione di tempo, Aswatthaman armò l’arco e scagliò uno strale, la cui punta colpì quella dell’altro dardo, deviandone la traiettoria e costringendolo a conficcarsi al suolo.
Jerolam era ancora troppo sorpreso per riuscire a reagire: era la prima volta che veniva aggredito, sapeva di essere abile con l’arco, ma non era mai stato in uno scontro, dunque le sue reazioni erano più lente.

 

10. Trama del tuo libro + link acquisto.

Visnu: il grande dio protettore della triade induista. Ogni qual volta che il mondo rischia di sprofondare nel male e nell’ignoranza e di perdere anche il poco bene che ancora vi alberga, egli veste panni mortali e da solo od aiutato da eroi, nasce sulla Terra per proteggerla. Hiranyakshva, antico Asura che ha abbracciato la religione della scienza, si risveglia da un letargo di milioni di anni, determinato ad estirpare il dharma, l’etica e la morale poiché non esprimibili da una formula matematica e dunque inesistenti, a suo avviso. Visnu, dunque, chiama antichi eroi a reincarnarsi per affiancarlo in questa nuova lotta combattuta non solo sui campi di battaglia e con armi, ma soprattutto negli animi e con la fede. Irma, una giovane archeologa e alcuni dei suoi amici frati indiani prenderanno coscienza di chi erano nella loro vita precedente e dovranno adempiere al loro dovere, trovandosi a combattere in mezzo a Naga (uomini serpenti), Gandharva (musici e guerrieri celesti), i mostruosi e sanguinari Rakshasa e Yaksha e i Pishacha, esseri che sconvolgono le menti. Gli eroi troveranno un poco di quiete nel riflettere tra le strade odorose, gli edifici colorati e la cultura del Tamil Nadu. La reale India del sud viene animata dalla mitologia tradizionale, in un romanzo dove nell’incontro tra culture si trova l’universalità di alcuni principi e valori.

 

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